… and mine, too.
‘desperation’ proprio nel senso di ‘mancanza di speranza’.
Ieri in ufficio ero da sola a fare delle fotocopie, mi si sono inumiditi gli occhi e ho ardentemente desiderato di prendermi a colpi con una cucitrice abbastanza grossa che teniamo lì.
Apparte pochi episodi come questo, tutto tace in me.
Ho raggiunto la pace degli stoici.
Non ho più paura. Non mi importa più di niente. Non sento niente. Non ho voglia di fare niente. Mi infastidisco a sentire i lamenti altrui per come vanno le cose. Mi sembrano come stavo io fino a qualche mese fa: affannati a cercare di concludere qualcosa nella loro vita, preoccupati solo di limitare i danni di immagine di una vita triste e mediocre cercando di dare un po’ di colore a un’esistenza grigia.
Io ho scelto il grigio. No, non ho scelto il grigio. Il grigio ha scelto me, ma ho finalmente capito che non posso farci assolutamente nulla, e quindi mi sono arresa all’evidenza dei fatti, e invece di combattere, ho deciso di alzare bandiera bianca.
Se sarò fortunata, prima o poi riuscirò a buttare giù un flacone di pillole o a tagliarmi le vene (Dexter insegna che è meglio la giugulare o la femorale, piuttosto che tagliarsi i polsi), o chissà, magari qualcuno mi metterà sotto per strada. Del resto finiamo tutti sotto terra, è solo questione di tempo. Il vero punto è se uno si gode dal momento della nascita a quello della morte. Io no, tendenzialmente. Quindi perché, in fondo, non accorciare i tempi tagliando tutta questa burocrazia del dover fare vita sociale, trovare qualcuno da sposare, fare figli eccetera eccetera, che peraltro neppure mi riesce?
A ottobre parto di nuovo.
Poi chissà.
Archivio | settembre, 2014