Archivio | agosto, 2014

Fingere, pt. 1

27 Ago

Ho iniziato a vedere Dexter, e mi si è aperto un mondo. Allora non sono la sola a fingere di sembrare normale, quando invece la mia natura mi porta all’isolamento e alla pazzia. Certo, io non sarei mai capace di andare a destra e manca sbrindellando (che poi non è corretto, lui non sbrindella: fa taglia precisi e SEZIONA) le persone, per quanto malvagie. Ma sono perfettamente in grado di afferrare un paio di forbici e farmi il braccio a stars and stripes.
Anche gli ultimi graffi ormai non sanguinano più, si sono rimarginati ed è rimasta una cicatrice molto chiara. A dire il vero ce n’è una molto vecchia che ancora è in rilievo, pulsa e prude, e mi preoccuperebbe se mi importasse qualcosa.

In questi ultimi giorni ho fatto una gita nelle zone dello Sposino, e il caso ha portato me e la mia comitiva a passare esattamente davanti al suo ufficio, e io sapevo che lui non è in ferie. Ce l’avevo a pochi passi. sarebbe bastato dire ‘ferma la macchina’ per tentare di vederlo dai vetri, o addirittura entrare. Non ho provato niente. Resta un po’ di curiosità, ma neanche più tanta, ignoro il suo profilo facebook. Resta un po’ di rabbia per il trattamento ricevuto. Ma ormai anche questa si può dire acqua passata. Potrebbe essere considerata una conquista, perché non soffro più, non mi manca, e non lo rivorrei indietro. E’ proprio vero che il tempo è galantuomo ed è l’unica cosa che è in grado di curare ferite altrimenti insanabili.

E adesso che mi sono sbarazzata anche del dolore, non mi resta nulla. Sono un guscio vuoto. Non ho che da continuare a fingere, sorridere e far credere di essere ancora umana.

Bipolar

14 Ago

Di ritorno da una serata piacevole, e spiacevole al tempo stesso, perché c’era il mio amico con cui ho litigato e che non ho degnato di uno sguardo se non per qualche battutina acida.

A letto, il caldo che spinge da un lato all’altro del materasso senza sosta, alla ricerca di un angolo un po’ più fresco, inizio a piangere e a sentire una vocina.

-Sei SOLA, hai litigato anche con *****, potete anche aver fatto pace ma non è più come prima, alzati, vai in bagno, starai meglio, non lo vedi che anche Robin Williams si è suicidato? E Robin Willams non era te, una nullità senza speranza, vai in bagno e dacci dentro, dimostra a te stessa che stai male, che non hai le rotelle a posto e che c’è un perché sei combinata in questo modo, trovati una giustificazione valida per questo stato di cose, è da una marea di tempo che stai male e lo vuoi fare e hai resistito, è giunto il momento di cedere, cosa te ne fai della razionalità?

E così, dopo più di un anno credo, la LOGICA che ultimamente mi ha impedito di fare queste idiozie, non è riuscita che a sussurrare un ‘ma’, ed è stata zittita. Effettivamente mi sono sentita subito molto meglio. Ho preso sonno e dormito come un angioletto, col braccio sanguinante. Oggi non ho mangiato. E stasera, la sera di Ferragosto, come in tutte le altre feste di questo tipo, sono a casa. Forse vedrò un film, o forse neanche quello, e me ne andrò a letto, mentre tutti i miei amici sono sparsi qua e là a fare festicciole alcoliche.

Io sto meglio così. Ho la mia malattia a farmi compagnia. Quella non mi abbandona mai, c’è ogni volta che ne ho bisogno.

Io e il mio non meglio precisato disturbo mentale vi auguriamo un Buon Ferragosto.

Alzheimer?

6 Ago

Ieri sera ho beccato questa: http://www.youtube.com/watch?v=1SSPOsf09JA e ho pianto come una fontana.
When we look back at it all as I know we will
You and me wide eyed
I wonder will we really remember
How it feels to be this alive?

Ma lui sta ripensando davvero alla nostra storia? Si ricorda come ci si sente a essere così vivi come ci sentivamo?
Io me lo ricordo. Mi ricordo come mi sentivo quando suonava il telefono e mi balzava il cuore in gola, sperando fosse lui, e provando una fitta di delusione se non lo era, o un piacere immenso diffondersi in me se era lui. Mi ricordo anche che aspettavo un attimo prima di aprire il messaggio, per godermi un’altro po’ il piacere dell’attesa prima di sapere cosa mi aveva scritto.
Mi ricordo tutto, ogni singolo dettaglio. Tutte le parole che mi ha detto. Se potessero attaccare un video al mio cervello un ipotetico spettatore potrebbe vedere esattamente quello che è succeso tra di noi, minuto per minuto, sguardo per sguardo.

I know we have to go
I realize we always have to turn away
Always have to go back to real lives
But real lives are why we stay for another dream
Another day, for another world
Another way, for another way

Lui lo sapeva che sarebbe dovuto tornare nel mondo reale e abbandonare quel sogno che era stare insieme, noi due, quando si fermava il tempo, quando tutto aveva un senso, quando mi sentivo completamente innamorata, completamente abbandonata nelle mani di un’altra persona per la prima (e ultima, finora) volta in vita mia, quando cantavo canzoni capendone finalmente a fondo il significato. Ormai da tempo ho capito che sono tornata anche io nel mondo reale, che non c’è più connessione tra noi. Che siamo due estranei. Che non riuscirei più a leggergli la mente come facevo prima, probabilmente perché quello che ho visto non mi è piaciuto e quindi non mi interessa più.
Ma la malinconia di un sogno che svanisce resta.
E mi ritrovo a pensare che non ho più scritto una riga sulla mia Moleskine. Eppure di cose emozionanti ne ho fatte tante ultimamente. Ma non riesco a ricordarmele. Ho dovuto rivedere un video di dieci giorni prima perché mi tornassero alla mente dei particolari. Forse è perché adesso siamo così abituati a filmare e fotografare invece che goderci l’attimo? Forse perché una parte di me continua a fare le cose come per dimnostragli qualcosa, che mi sto divertendo, che la mia vita va splendidamente avanti senza di lui, che IO sono splendida, e che continua a perdersi tutte queste cose? Però ad esempio ricordo questo: che non più tardi di un mese e mezzo fa ero sul prato di San Siro a cantare a squarciagola ‘this is not for you!’.

Così ho deciso di scriverlo, di riprendere la mia Moleskine. Di sforzarmi di ricordarmi tutte le cose belle degli ultimi mesi. Un po’ come la cosa dei 100 happy days. Cosa mi ricordo in effetti degli ultimi tre anni? La prima cosa che mi viene in mente è: ‘ho aspettato LUI’. Poi mi tornano in mente i viaggi. Ma solo poi.
Voglio tuffarmi nei bei ricordi in cui non c’è lui. In bei ricordi che so di poter rivivere.