“Quando ero giovane”, diceva lo scrittore francese Albert Camus, “mi aspettavo dalle persone più di quello che potevano darmi, amicizia eterna, emozioni permanenti”. Più di una volta era rimasto deluso. “Adesso ho imparato ad aspettarmi meno di quello che possono darmi”, concludeva. “Le loro emozioni, la loro amicizia, i loro gesti nobili continuano ad avere un valore miracoloso ai miei occhi, sono il frutto della grazia”. Mi piacerebbe che seguissi il suo esempio nei prossimi mesi. Se lo farai, i presagi astrali lasciano intendere che proverai la stessa gioia di Camus.
Pure l’oroscopo di merda mi dice: asciugati la bava alla bocca, non avrai niente di quello che pregusti. E’ così. Va tutto bene finché mi stordisco andando a letto tardi, viaggiando, ubriacandomi e fumando. Appena mi fermo un attimo e penso, risprofondo.
Non è questo che voglio. Mi piace avere i miei amici, mi piace fare la pazza, mi piace stare stordita, ma non è questo che voglio nei prossimi anni e per il resto della mia vita. Voglio tornare a casa dalla persona che amo e dai miei figli. Voglio avere soddisfazione nel mio lavoro. Voglio qualcuno che mi abbagli così forte da gettare definitivamente nelle tenebre dell’oblio il passato.
E invece mi ritrovo sempre qui, con questo lavoro che mi mette sotto pressione perché mi pare di star deludendo le aspettative che avevano riposto in me, con opzioni fidanzati una più deprimente e sconfortante dell’altra, ad invidiare con tutte le mie forze quella cornuta, che bene o male ha tutto quello che voglio io.
E vorrei un po’ di tempo per me, per starmene per i fattacci miei e non dare conto a nessuno, ma evidentemente quando si hanno degli amici la regola è che non si può sparire e si deve continuare a salire sulla giostra, e di nuovo stordimento… sì, ma a cosa porta?