Post fiume in cui non starò a seguire un fiume logico. Saltatelo a piè pari.
Se non fossimo in questa stupidissima estate e non dovessi portare le maniche corte in questo momento, come in tanti altri della giornata e delle giornate precedenti e delle giornate successive a questa di sicuro, prenderei il coltellaccio del pane e mi scartavetrerei un braccio, e forse anche l’altro. Ma lo spettacolo deve continuare. Quindi stronza vai a mare, abbronzati, non tagliarti, non graffiarti, mettiti il mascara e la matita, e sorridi. Sorridi, lo spettacolo deve continuare. Non è manco facile sorridere. La maggior parte del tempo mi trattengo dall’essere acida, peggio che acida: radioattiva. In certi momenti non riesco a fingere e lo sono, mi faccio così antipatia io stessa che mi darei una sberla da sola per quanto risulto sgarbata, detestabile, pessima. Perché non riesco a parlare. Cado in mutismo, e anche rispondere a ‘com’è andata a lavoro’ mi costa una fatica così grande che riesco solo a biascicare un ‘bene’ scontroso e che avrebbe le pretese di chiudere il discorso lì.
La testa è un turbinio continuo di LUI. Speranza/disperazione. E me ne rendo ben conto: è solo un modo per non concentrare l’attenzione sul fatto più grave di tutti: la mia vita è un completo fallimento. Non che prima stessi bene, anzi. ma in questi nove mesi, da quando sono tornata a casa, cosa ho concluso? Sono semplicemnete regredita. Sono tornata fra le braccia di mamma e papà, come quegli scoglionati studenti universitari che ho iniziato a frequentare e che mi sembrano tanto stupidi, immaturi e infantili che non riesco neanche a spiegarlo. Ho iniziato a fumare. Ho lasciato una casa vuota, pagando un mutuo per non concludere nulla perché sono troppo paralizzata sia per andarci ad abitare che per arredarla e cercare locatari. Con tutto lo stipendio abbassato continuo a pagare a vuoto tasse universitarie per non mollare un’università di cui mi importa un fico secco e per cui mi viene voglia di studiare pari a zero. Non mi sono iscritta in palestra, non sono partita, non riesco a suonare la chitarra, non sono riuscita a mantenere i rapporti né con gli altri di dove stavo prima né con lui. E io gliel’avevo detto scherzando ma anche no, prima che iniziasse tutto: non ti parlo più perché so che quando me ne andrò non riusciremo più ad essere amici e ne soffrirò, e io sono una paracula e scappo sempre PRIMA. Poi è finita com’è finita.
Per me la vita adesso è semplicemnete andare a lavorare e tornare a casa, e uscire di tanto in tanto con questa gente insignificante che frequento. Non c’è altro. E non ci può neanche essere, perché a me non viene voglia di fare il resto di niente. Tutte le cose che faccio, le cose per cui la gente che mi conosce da tempo mi dice che sembro essermi data una svegliata, le faccio semplicemente per fare finta di vivere mentre dentro sono morta, spenta, senza passione, senza interesse, senza obiettivi. Sono tornata esattamente al punto da cui sono partita l’anno scorso. Con l’aggravante di questa batosta, di questo essermi fiondata su un portone che è rimasto chiuso, facendomi sbattere e cadere per terra di culo. Perché a mente fredda, diciamo anche questo: quella che provo per lui è ossessione, l’unica che mi sveglia un po’, che mi fa andare in cerca di indizi sulla sua felicità/infelicità, sulla mia mancanza o meno. Ma anche, un sentimento forte che mi fa desiderare di affrontare tutti i casini che deriverebbero dallo stare insieme: prendermi la responsabilità di due bambini, sopportare i giudizi delle persone che commenterebbero la nostra storia, tuffarmi in problemi economici, avere il pensiero di cucinare la sera e di tenere una casa pulita e in ordine quando io al momento non mi rifaccio neanche il letto la mattina. Lo farei, farei tutto quanto, e non perché sono una sconsiderata che non si rende conto di quanto sarebbe difficile, ma perché so che avendo lui potrei farcela. Mi può ricapitare di innamorarmi così tanto di qualcuno da essere pronta a mettermi in assetto da guerra? Mi può ricapitare di sentirmi completamente soddisfatta e appagata solo per uno sguardo? Mi può ricapitare di essere felice solo vedendo la felicità che riesco a provocare in un’altra persona? Mi può ricapitare di voler passare il resto della mia vita a fare del mio meglio per far stare bene qualcun altro?
Ecco tutto. Non so cosa farò. Ho la ferma convinzione che tornare da una psicologa non mi aiuterà. Ormai tutti i problemi di autosabotaggio di quella che sembra una vita fa mi sembrano risolti. Che ci dovrei andare a fare? Per sentirmi dire cosa? Vorrei anche trasferirmi, ma la sola idea di andare in giro a cercare una casa mi mette noia, e comunque, anche questo, come potrebbe risolvere i miei problemi, la mia apatia, il vuoto spaziale che provo? Ci deve pensare la vita, come sempre, a sorprendermi se può, se riesce ancora una volta a stupirmi e a riaccendermi, a darmi uno scopo, una luce da seguire. Perché io non mi arrampico su per il pozzo. Mi ci devono tirare fuori. Non sono una che sgomita e che si da da fare, io. Spero di riuscire a sentire di nuovo qualcosa, e a smettere di trascinarmi, di tirare avanti, di respirare e basta.Forse ha ragione Erich Fromm quando dice che la vita non ha nessun altro senso che il vivere stesso. Ma a me arriva solo INUTILITA’ e basta.